Viene utilizzata nella
lingua inglese un’espressione idiomatica colorita, attribuita a James
Goldsmith, per descrivere quei datori di lavoro o committenti che pretendono
che un lavoro difficile e che necessita tempo per essere svolto venga fatto a
regola d’arte ma pagando poco o nulla: ‘if you pay peanuts, you get monkeys’,
ovvero ‘se paghi noccioline, ti prendi le scimmie’.
Senza voler offendere i
simpatici primati, pare ovvio ai più che questi non siano in grado di svolgere
mansioni particolarmente difficili e che richiedono competenze avanzate. In
effetti nella City di Londra era diventata un tormentone l’espressione ‘if you
can train a monkey to do this, you shouldn’t’, ovvero ‘se puoi addestrare una
scimmia per fare questo lavoro, non dovresti farlo tu’. Ma divaghiamo: magari
le implicazioni di questo detto saranno oggetto di un altro post in futuro.
Veniamo piuttosto al
punto: a partire da una giusta indignazione per i compensi di politici e
amministratori di aziende, per lo più pubbliche, si è diffuso uno zeitgeist
favorevole alla riduzione forzata di salari e benefit vari.
E’ tuttavia necessaria
una precisazione: questi signori guadagnano decisamente troppo, non tanto
perché guadagnino molto in termini assoluti, quanto perché i loro compensi sono
esagerati rispetto alle loro competenze
ed ai loro risultati. In buona sostanza per ora, figurativamente parlando,
abbiamo avuto scimmie e le abbiamo pagate oro invece di noccioline.
Se infatti è sacrosanto
pretendere che politici ed amministratori, pubblici e privati, ricevano una
paga proporzionata alle loro capacità e a quanto rendono alla collettività (se
pubblici), è d’altronde irragionevole pretendere che ci sia qualcuno che abbia
capacità e porti buoni risultati lavorando per molto meno di quanto la sua
professionalità è valutata sul mercato.
Ecco perché è demagogico
chiedere ad un parlamentare se non pensi di guadagnare troppo quando c’è gente
che non arriva alla fine del mese. La domanda giusta è invece: non ti sembra di
guadagnare troppo dato che non hai risolto i problemi che sei stato votato per
risolvere? Questo mette in relazione in modo logico e corretto il risultato del
lavoro svolto con un pagamento adeguato (e ovviamente ad oggi porterebbe a
stipendi molto bassi per i politici, che i problemi più che risolverli li hanno
creati).
Anche sui compensi di
amministratori, pubblici e privati, sarebbe corretto porsi sullo stesso piano e
chiedere: quanto valore è stata in grado di aggiungere questa persona? Quanta
parte del valore aggiunto viene pagata a persone in ruoli simili sul mercato?
Solo una volta trovata la risposta a queste domande si può stabilire la giusta
retribuzione.
Il rischio di voler
abbassare lo stipendio a tutti gli amministratori pubblici (e particolarmente
ai dirigenti di aziende semi-pubbliche o in cui lo Stato mantiene la
maggioranza della proprietà) è di tenersi gli incapaci (le scimmie del detto
inglese) e non riuscire ad attirare i capaci (che non essendo scimmie non si
accontentano delle noccioline).
Quindi: benissimo
abbassare drasticamente lo stipendio ai politici eletti, avvicinandolo a
benchmark esteri. Bene anche fare in modo che esista corrispondenza tra
risultati e remunerazione, sempre in linea con il resto del mondo.
Il tutto purché le
persone vengano pagate per quello che valgono e non in base ad un semplice
‘guadagni troppo’ o ‘guadagni poco’ che non mette in relazione pagamento e
risultati. Il fatto è che troppi incompetenti hanno beneficiato di un welfare
dell’ex politico o dell’amico del politico. Questi incompetenti vanno rimossi
immediatamente da posti di responsabilità che non hanno le capacità per
ricoprire; non si può però pretendere di sostituirli con gente capace e mal
pagata: al meglio i capaci resterebbero poco, il tempo per aggiungere una riga
al proprio curriculum e rimetterlo in circolazione, al peggio neanche sarebbero
disposti a prendersi responsabilità non adeguatamente remunerate, e chi vuol
pagare noccioline si troverebbe con le scimmie che si merita.
concordo al 100 %
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