Il referendum
sull’indipendenza scozzese, comunque vada, può essere visto nel contesto più
ampio di spinte separatiste (centrifughe) e accentranti (centripete) che hanno
caratterizzato la storia europea almeno fin dal medioevo
Indipendentemente da come vada a finire
la vicenda del referendum scozzese, questo è uno dei tanti episodi specchio di
una ridefinizione degli assetti di potere tipici della dissoluzione degli
imperi. Spinte simili si erano viste con la fine dell’impero romano e con la
ridefinizione del Sacro Romano Impero avvenuta durante la cosiddetta Guerra del
Trent’anni.
L’impero americano, che per Ian Bremmer
e Niall Ferguson è stato ed è ancora per certi aspetti tale in tutto tranne che
nel nome, ottenuta una posizione di egemonia mondiale (si ricorda la
definizione di Fukuyama di ‘fine della Storia’ quando cadde il muro di
Berlino), ha rifiutato la responsabilità del potere. Questo processo è
culminato con l’inizio della presidenza Obama, che ha visto gli Stati Uniti
ritirarsi dal Medio Oriente, il maggiore scenario di conflitto e l’area
mondiale nella quale la ridefinizione degli assetti di potere è divenuta
conseguentemente più evidente. In quest’area Iran e Turchia sembrano le potenze
regionali più interessate ad un ruolo di guida della zona, insieme ad un gruppo
non ben definito che vorrebbe ricreare un califfato di ispirazione
politico-religiosa sul modello di quello esistente nel medioevo. Israele sembra
invece per lo più intento a difendersi e non ad espandersi: non ci sono infatti
segni di ricerca di alleanze locali da parte di quest’ultimo.
La seconda potenza mondiale, la Cina,
anch’essa non sembra interessata ad avere un impero e al momento si sta
affermando semmai come potenza regionale asiatica in espansione in Africa per
ovvie ragioni di mancanza di materie prime.
In Europa ci sono due spinte opposte che
ricordano la storia del Sacro Romano Impero e il cui equilibrio definirà la
struttura dell’eventuale Europa Unita.
Da una parte ci sono spinte accentranti
che portano ad una delega di parti del potere degli Stati-nazione ad un’entità
centrale. Dall’altra, in parte per riequilibrare queste forze, c’è un crescente
interesse verso una maggior indipendenza di parti degli Stati-nazione esistenti
nel contesto dell’Unione Europea, ovvero una ricerca di un contatto diretto tra
Bruxelles da una parte ed Edimburgo, o Barcellona, o Venezia dall’altra.
La messa in comune di alcuni poteri e la
creazione di una confederazione o federazione (a seconda del livello di
integrazione) a livello continentale ha senso in un mondo in cui esistono
Stati-nazione grandi e potenti, quali Cina e USA, ma anche Russia, che
rischiano di schiacciare con il loro peso specifico le piccole nazioni europee
nella competizione mondiale. La necessità dell’Unione non è quindi economica
ne’ finanziaria, come talvolta si sente dire dall’uomo della strada, ma
geopolitica. In effetti a livello economico e finanziario sarebbe sufficiente
un’area di libero scambio il più ampia possibile; quest’ipotesi sarebbe con
ogni probabilità addirittura migliore, non avendo bisogno di lunghi cambiamenti
costituzionali e limitando esclusioni o autoesclusioni dall’area per motivi
politici.
Una prima considerazione è che al
momento i poteri devoluti all’entità centrale sono quelli sbagliati. Sarebbe
infatti il caso di accentrare difesa, politica estera e al limite (ma neanche
necessariamente) le forze di polizia. Niente di tutto questa al momento sta
accadendo a causa di alcuni Stati che
restano gelosi delle loro prerogative. Sarebbe forse meglio da qui in poi
andare avanti con chi ci sta.
La seconda considerazione è che, in
un’entità statale sovranazionale (alla faccia degli scettici la cosa è
perfettamente possibile, come dimostrato dall’esempio che a parere di chi
scrive sarebbe quello da seguire: la Svizzera) che si occupi di quanto sopra, entità
amministrative di secondo livello superiori a circa 10 milioni di persone non
sono efficienti: ci vogliono entità più piccole e meglio gestibili per far da
contraltare ad uno Stato sovranazionale di circa 500 milioni di abitanti.
In questo senso ha perfettamente ragione
di esistere un movimento che reclama un contatto diretto tra un’entità
territoriale e/o culturale in qualche modo definita, meglio se con una storia
pregressa, ed il costruendo Stato Centrale.
Comunque finisca dunque il referendum
scozzese e, se ci sarà, quello catalano, tali riequilibri di potere si possono
probabilmente rallentare ma non fermare.
Per approfondire:
Niall Ferguson, Colossus: the rise and fall of
the american empire
http://www.amazon.it/Colossus-Rise-Fall-American-Empire/dp/0141017007/ref=tmm_pap_title_0?ie=UTF8&qid=1411030584&sr=8-1
Ian Bremmer, Every nation for itself, winners
and losers in a G-zero world
http://www.amazon.it/Every-Nation-Itself-Ian-Bremmer/dp/067092105X/ref=tmm_pap_title_0?ie=UTF8&qid=1411030559&sr=1-1
No comments:
Post a Comment