Leggendo
certe dichiarazioni di alcuni politici (che quando un laurea ce l’hanno è in
materie non scientifiche o economiche, ma transeat) pare ci sia una forte
confusione sugli effetti di due fenomeni che vengono spesso invocati come la
panacea di tutti i mali (anche da certi economisti, pseudo o meno, il che è ben
più grave). In particolare fanno pensare i commenti entusiastici che ricevono
certe, si passi il termine, boiate da persone anche con cultura a livello
universitario ed iscrizione ad albi professionali (di solito quello degli
avvocati che tante soddisfazioni ha già dato alla satira, tra cui una delle
maggiori è stata il celebre tunnel della Gelmini).
Parliamo
di svalutazioni monetarie (cosiddette competitive) e stimoli fiscali, ovvero
maggiore spesa pubblica.
Premettendo
che la realtà è ben più complicata dei modelli semplificati che si usano per
dare delle basi teoriche di economia a chi non ha (ancora) approfondito gli
strumenti matematici necessari per comprendere la complessità del mondo reale,
procediamo con ordine.
L’esempio classico di svalutazione competitiva da primo esame
di economia, che Lorsignori non hanno
dato o che si sono dimenticati, prevede un abbassamento del valore della valuta
di uno Stato che rende così più competitive le proprie esportazioni
abbassandone il prezzo. Anche in questo mondo molto semplificato in cui le
importazioni non contano e gli altri Paesi non reagiscono svalutando a loro
volta, se la svalutazione sorte gli effetti desiderati aumentano le
esportazioni e diminuiscono le importazioni. In virtù di questo però è ovvio
che chi compra merce dal Paese che ha svalutato ne deve acquistare anche la
valuta per pagare la merce, e non lo può fare che vendendo valuta del proprio
Paese. In altre parole uno degli effetti del successo della svalutazione è un
rialzo del prezzo della moneta che riequilibra i prezzi internazionali ponendo
fine al vantaggio del Paese che ha svalutato. Dunque il vantaggio di una
svalutazione dura pochissimo: siamo nell’ordine dei mesi.
Se il Paese esportatore dovesse continuare a
svalutare è ovvio che chi importa reagirebbe con lo stesso strumento,
annullando o superando ogni futura mossa simile.
Risulta quindi semplicemente ridicola
l’affermazione che con una svalutazione continua porterebbe effetti benefici di
lungo periodo, soprattutto senza alcun effetto collaterale in seguito.
Ma passiamo al secondo cavallo di battaglia di
Lorsignori: lo stimolo fiscale.
Essi affermano che, aumentando la spesa statale
finanziata con emissione di nuovo debito, una combinazione di maggior crescita
ed inflazione essenzialmente ripagherebbe il debito stesso.
Per smentire quest’altro argomento non c’è nemmeno
bisogno di ricorrere ai libri: basta ricordare proprio la decade che Lorsignori
prendono ad esempio: gli anni 80.
Ebbene in quel periodo la spesa a deficit è
aumentata, l’inflazione pure e il risultato è che il rapporto debito/PIL è …
cresciuto a dismisura.
Quindi il debito non solo non si è ripagato da
solo, ma addirittura è aumentato.
Lorsignori qui di solito obiettano: ma negli anni
80 l’Italia cresceva. Certo: cresceva aumentando il debito, ovvero prendendo
ricchezza a prestito dalle generazioni successive. Quelle che oggi si trovano a
dover pagare il conto.
Sono le semplificazioni che mancano: sono quelle le
riforme strutturali necessarie per crescere in modo sostenibile. E se quelle
non vengono fatte non serve ne' svalutare ne' stimolare con capitali pubblici o
privati. Semplicemente il moltiplicatore è inceppato.
Speriamo
sia chiaro adesso che i problemi strutturali non si risolvono con la politica
monetaria. Tralasciamo per puro senso del pudore l’immane boiata delle due
valute separate per Nord e Sud Italia per la quale comunque valgono ovviamente
le considerazioni sulla svalutazione.
Se il meccanismo non è chiaro ci sono i LIBRI:
quelli che certi politici non hanno letto (tra i quali politici uno non è
riuscito nemmeno a laurearsi in storia ed è un capo partito, un’altra risulta
abbia un diploma all’istituto per il turismo, in virtù del quale è assurta al
grado di Ministro della Repubblica; gli altri quando va bene hanno lauree in
materia legale per cui vale il discorso sul celebre tunnel; tutti ovviamente
disquisiscono regolarmente di economia) e che altri, economisti o pseudo tali
(quelli che “un bank run in Grecia è impossibile”), si sono evidentemente
dimenticati, ammesso li abbiano mai compresi.
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