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Friday 3 August 2012

Il debito e la sindrome della colpa all'arbitro



E’ comune in tutto il mondo, ma probabilmente patologico in Italia, dare la colpa di qualcosa di spiacevole a qualcun altro invece di cercare di capire cosa possiamo fare per migliorare la situazione in futuro. Nello sport questo si esemplifica in quello che potremmo chiamare ‘sindrome della colpa all’arbitro’. Quando perde la squadra del cuore è difficile accettare che la sconfitta possa essere stata causata dallo scarso rendimento dei giocatori in campo o semplicemente dalla miglior prestazione degli avversari, e si tende quindi ad incolpare fattori esterni. Il più ovvio tra i fattori esterni è l‘arbitro. Questo non vuol dire che gli arbitri siano perfetti o che non siano talvolta corrotti. Vuol dire però che sarebbe possibile chiedersi cosa fare meglio la prossima volta indipendentemente dai fattori esterni, proprio perché questi si suppongono non controllabili.

Una delle semplificazioni più comuni è ritenere che se uno non ha partecipato allo spendi e spandi degli ultimi 40 anni circa non ne abbia in qualche modo beneficiato.
E' certamente vero che i pensionati baby, gli assunti in eccesso della PA e i volponi in generale hanno beneficiato più degli altri.
Questo però non vuol dire che un clima di crescita 'presa a prestito' dal futuro attraverso l'indebitamento eccessivo (in Italia dello Stato, in altri posti del settore privato) non abbia beneficiato anche chi si è ben comportato. Infatti i salari sono stati più alti, i servizi meno costosi e i benefit più ampi di quanto ci potevamo permettere, e questo ha beneficiato tutti.

Se poi si vuol dire: è giusto che, per esempio, si dimezzino le pensioni di chi si è ritirato a 40 anni, questo non è sbagliato, ma non credo andrebbe molto bene ai sindacati.
Aumentare le tasse ai 'ricchi' invece è al momento sbagliato se incrementa la pressione fiscale. Se invece è una redistribuzione accompagnata da una corrispondente diminuzione della pressione sui ceti medi è neutrale, e se ne può al limite anche parlare.
In ogni caso questo non risolve il problema: non ci possiamo permettere il livello di spesa attuale già da un pezzo. Sia fuori che dentro l'Euro dobbiamo mettere i conti a posto. Lo Stato non può continuare a tassare più della metà del reddito perché un livello d’imposizione fiscale così alto danneggia la crescita, rendendo quindi ancora più difficile riuscire a ripagare il debito esistente.

L’unica strada possibile è diminuire la spesa dello Stato e ridurre le tasse: chi ha già debiti superiori al 100% del proprio reddito non può incrementarli ancora: chi lo suggerisce o non comprende le conseguenze  di un ulteriore indebitamento o è in mala fede.
Non diverte a nessuno dover pagare i debiti delle generazioni passate, ma purtroppo i nostri predecessori sono andati al ristorante e hanno lasciato il conto a noi. L’unica scelta praticabile è pagare, dato che le alternative sono tutte peggiori, dato che portano inevitabilmente ad iperinflazione ed aumento della povertà in misura ben maggiore e per periodi ben più lunghi di quello che succede oggi.

Diamo anche una parte della colpa all’arbitro se proprio dobbiamo, ma almeno riconosciamo che possiamo fare meglio. E se possiamo è dovere civile, morale e per chi crede anche religioso darsi da fare per migliorare.

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